SPECIALE VENEZIA

VENEZIA TOCCATA E FUGA

a cura di Andrea Chemelli

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Poche città al mondo sono così singolari, affascinanti, ricche d’arte, storia e mistero come Venezia…e poche, almeno qui da noi, così scomode da visitare, specie quando non si dispone che di poche ore per farlo. Scomode non solo da raggiungere e girare, ma anche e soprattutto perché le cose da vedere sono talmente tante e di qualità che è veramente difficile scegliere. Io ci sono andato molte volte, sia da turista che per lavoro (Venezia è sempre stata uno dei set fotografici più gettonati), ma è praticamente impossibile conoscerne ogni capolavoro e particolarità: forse non basterebbe una vita. Cercherò quindi di attingere alla mia personale esperienza per dare qualche suggerimento a chi ci si volesse avventurare. Mi perdonino i Veneziani doc, ai quali scapperà sicuramente qualche sorriso.

A – come “arrivo”: ci si può arrivare in molti modi, per terra, aria e acqua, ma tutto sommato il più comodo ed economico rimane il treno. Si scende e si è già praticamente in centro. Se preferite l’automobile, sappiate che sul Ponte della Libertà (che collega Venezia alla terraferma) c’è un insidiosissimo ed efficientissimo autovelox fisso, e al di la di esso tutti i parcheggi sono carissimi: se non siete proprio di fretta io consiglio di posteggiare a Mestre in una delle stradine vicino alla stazione (non lasciate nulla in vista!) e prendere il treno, ce n’è uno ogni pochi minuti. Arrivarci in barca è affascinante ma richiede grande esperienza di navigazione: le rotte navigabili sono segnate dalle “briccole” (pali conficcati sul fondo), ma è facile sbagliarsi, i fondali sono bassi e insidiosi e gli ormeggi scarsi e carissimi…se non siete lupi di mare, lasciate perdere! Oppure, A come “acqua alta”: se ci andate d’inverno, meglio informarsi, altrimenti buon pediluvio.

B – come “battello”: localmente detto “vaporìn”, è l’autobus di Venezia, vi permette di arrivare praticamente ovunque, è sempre affollato e piuttosto costoso ma esistono abbonamenti di vario tipo, li potete acquistare anche di fronte alla stazione. Esistono battelli “diretti” e altri più lenti, che fanno tutte le fermate: se non avete fretta e il tempo è buono, cercate di accaparrarvi un posto a prua e godetevi lo spettacolo. Oppure, B come “Biennale” (ora è in corso quella di architettura). Oppure, come “bacaro”, vedi spiegazione alla lettera “F”

C – come “chiese”: ce ne sono moltissime e praticamente in ognuna c’è almeno un capolavoro. Inutile tentare di elencarli, se amate il genere munitevi di una buona guida e via! Oppure, C come “carta Venezia”, una tessera che da diritto a una serie di sconti e facilitazioni, interessante soprattutto se si intende visitare molti musei o se ci si ferma qualche giorno. Oppure come “Carnevale”, davvero unico, una spettacolare festa in maschera estesa a tutta la città: visitarlo vale sicuramente qualche sgomitata, garantito!

D – come “Dorsoduro”, è il nome di uno dei sestrieri di Venezia, che non è divisa in quartieri come tutte le altre città. Si chiamano Cannaregio, Dorsoduro, S.Polo, S.Marco,Santa Croce e Castello. Oppure come “Doge”: in tutti se ne susseguirono 120, il primo fu Paolo Lucio Anafesto, nominato nel 697, l’ultimo si chiamava Lodovico Manin, destituito dai Francesi il 12 maggio 1797.

E – come “erotismo”: Venezia, città ricchissima e altrettanto libertina è stata famosa nei secoli anche per le sue cortigiane e relativi corteggiatori (basti pensare alle gesta di Giacomo Casanova). Gli oltre mille anni di indipendenza ed egemonia commerciale sulle principali rotte dell’epoca portarono alla Repubblica di S.Marco enormi ricchezze, e la storia insegna come, in ogni tempo ed ogni luogo, la quantità di uomini ricchi sia direttamente proporzionale a quello di donne bellissime e disponibili. Pare che le famose maschere siano state inventate per permettere ai gentiluomini (e gentildonne) di girare impunemente facendo i loro affari senza essere riconosciuti.

F – come “fame”: prima o poi camminando tra calli e campielli ne sentirete i morsi. Siamo, nel bene e nel male, in una città che vive di turismo, dove l’offerta alimentare è onnipresente ma quasi sempre il rapporto qualità/prezzo è pessimo. Un consiglio? Provate i “bacari”, tipici bar dove si servono i “cicchetti”, saporiti bocconcini a base di polenta, baccalà, acciughe, carciofi, soppressa (tipico affettato morbido e a pasta grossa), folpetti (moscardini), sarde in saòr (sardine marinate con cipolla dolce) e altre ghiottonerie. Ce ne sono di carini al di là del ponte di Rialto, nei pressi del mercato del pesce. Insieme ai cicchetti si beve del vino bianco, se ordinate acqua c’è il rischio che vi guardino male. Oppure come “Flòrian”, celeberrimo, storico ed elegantissimo caffè in Piazza S.Marco, dove sedersi al tavolo costa come una cena in trattoria.

G – come “ghetto”, l’antico quartiere ebraico poco lontano dalla stazione, luogo ricco di fascino e mistero, merita una visita. Oppure come “gondola”, romantica imbarcazione molto gettonata da coppie anzianotte, per lo più americane o orientali, spesso in sovrappeso e talvolta con capelli azzurrati, ma tutte fornite di portafoglio rigonfio.

H – come “Hugo Pratt”, il grande illustratore padre di Corto Maltese, di cui molte avventure sono ambientate a Venezia, in luoghi realmente esistiti o tuttora esistenti. Oppure come “Harry’s Bar”, storico locale poco distante da Piazza San Marco, famoso per le sbronze di Hemingway e il cocktail Bellini: se ci andate poi non lamentatevi del conto…!

I – come “imbarco”: Venezia è meta di crociere, infatti è frequente che l’orizzonte venga interrotto da immense navi, che sbucano da sopra le case sovrastandole con la loro mole, decisamente in contrasto con l’architettura circostante. Ma anche questo ormai fa parte del paesaggio.

L – come “Lido”, che è praticamente l’isola di un’altra isola, famoso per la kermesse cinematografica durante la quale cinefili (pochi ma buoni), presenzialisti (molti) lettori di gossip e facebookdipendenti (moltissimi) si danno appuntamento nella speranza di vedere in anteprima qualche buon film (i primi) o di farsi un selfie con la star (tutti gli altri). Ci si può arrivare anche in auto, ma se siete dei romantici-sognatori consiglio la bicicletta, magari partendo da Chioggia, preferibilmente in buona compagnia.

M – come “Mostre” e “Musei”: c’è solo l’imbarazzo della scelta. Prima di partire cliccate “mostre Venezia” su Google e scegliete il vostro menù. Un consiglio? Amate l’arte contemporanea? Tre mete strepitose nel raggio di poche centinaia di metri? Eccole: Fondazione Peggy Guggenheim, Fondazione Emilio Vedova e collezione Pinault a Palazzo Grassi a Punta della Dogana, da dove si gode una magnifica vista sul Palazzo Ducale e San Giorgio Maggiore. Già che ci siete, dopo tanta arte moderna entrate nella basilica di S.Maria della Salute, a vedere i dipinti di Tiziano e Tintoretto: un flashback niente male. Sempre in zona, di altissimo livello la Galleria dell’Accademia…ma meglio fermarsi qui altrimenti l’elenco si allungherebbe chissà quanto…

Per gli amanti del mondo fashion, segnalo la mostra dedicata a Chanel, dal 17 Settembre all’ 8 Gennaio presso Ca’ Pesaro (Santa Croce 2076, tel. 041-42730892), storico palazzo affacciato sul Canal Grande, sede del Museo Nazionale d’Arte Moderna e di Arte Orientale.

N – come “non entrate nel ristorante sbagliato”, se non volete rischiare la rapina e desiderate mangiar bene, vi consiglio di scaricare e consultare l’app gratuita “Accademia Italiana della Cucina”. È una guida a cura dell’omonima istituzione culturale, che si pone come scopo la tutela e valorizzazione della cucina tipica regionale. I ristoranti, suddivisi per luogo, categoria e prezzo, sono periodicamente visitati e recensiti da una delegazione, assolutamente senza scopo di lucro: lo posso garantire perché ne faccio parte. Oppure, N come “numeri civici”, che qui non sono per singola via ma per sestriere, roba da perderci la testa…se dovete raggiungere un indirizzo affidatevi al gps di Google Maps, oppure chiedete aiuto a un veneziano verace (ne esiste ancora qualche esemplare).

O – come “ombra”: nei bar veneziani il bicchiere di vino si chiama così. Il nome origina dai tempi in cui, in Piazza S.Marco, il venditore ambulante di vini usava spostare il carretto seguendo appunto l’ombra del campanile, per non lasciar deteriorare sotto il sole il prezioso liquido.

P – come “Peggy Guggenheim”, miliardaria americana amante dell’arte, che nella sua dimora veneziana, ora museo, colleziona un numero incredibile di capolavori dei principali artisti contemporanei. Oppure come “Pinault, Françoise”, magnate della moda che a Palazzo Grassi raccoglie un’altrettanto strabiliante collezione, fatta di installazioni all’interno di un edificio seicentesco mirabilmente ristrutturato nel 2009 dall’architetto giapponese Tadao Ando, che in 14 mesi di lavoro realizza un raro esempio di raffinatezza in equilibrio tra l’antico e l’ultramoderno. Entrambi già citati (e consigliati) alla voce “M”.

Q – come “quasi quasi salto alla lettera successiva…”

R – come “Rialto”, il ponte più famoso insieme a quello “dei sospiri” (così chiamato perché chi lo percorreva raramente rivedeva la luce del sole, dal momento che collegava l’antico tribunale con i “piombi”) e quello modernissimo di Calatrava, di fronte alla stazione, famoso per gli scivoloni nei giorni di “caìgoea”, vale a dire la nebbia umidissima che nei mesi invernali lo riveste di un insidioso strato sdrucciolevole.

S – come “scarpe comode”, assolutamente consigliabili, oppure come “souvenir”: se proprio non resistete alla tentazione, ve la potete cavare con una ventina di euro comprando un paio di pantofole “furlane”, assolutamente tipiche e introvabili altrove, cucite a mano con velluto di tutti i colori, la suola è rivestita con vecchi copertoni di bicicletta (le trovate da Pied A Terre alla base del ponte di Rialto, oppure in un negozietto di calzature lungo il percorso che dall’Accademia va verso la Fondazione Guggenheim, non ricordo l’indirizzo esatto…). Oppure una “murrina”, piccolo oggetto in vetro di Murano, se fate visita a quell’isola. Oppure una maschera come si deve in stile “Eyes Wide Shut” (da Ca’Macana, Dorsoduro 3172), o, alzando il budget anche ben oltre i mille euro, un costume degno di un Doge: lo trovate da Nicolao (Cannaregio 2590, tel. 041-5207051), celebre atelier che, se siete appassionati, merita certamente una visita.

T – come “Tintoretto” (al secolo Jacomo Robusti), e “Tiziano Vecellio”, due tra i più grandi artisti veneziani. Del primo si ammirano opere presso la Ca’ d’Oro, la Galleria dell’Accademia, le chiese di S.Rocco, S.Maria dell’Orto, S.Maria Assunta (o dei Gesuiti), S.Maria della Salute (a Punta della Dogana), S.Cassiano, S.Polo, S.Trovaso…..Del secondo, nelle chiese di S.Maria della Salute, S.Maria dei Frari, S.Maria Assunta, S.Giovanni Elemosinario, Palazzo Ducale, Galleria dell’Accademia… Oppure, come “Taxi”, che a Venezia è un bel motoscafo: è piuttosto costoso, ma se siete un gruppo potrebbe risultare conveniente, visto che può trasportare fino a 10 persone e 12 bagagli.

U – come “un minuto di sosta dopo ore di cammino…”: torna alla lettera “F” e vai alla voce “bacaro”…

V – come “Venezia”, ça va sans dire…oppure “Vedova Emilio”, presso la cui Fondazione è in corso una mostra di centinaia di disegni su un’unica parete di una ventina di metri, più una serie di grandi dipinti, che vengono mostrati mediante un particolarissimo marchingegno su carrucole e binari al soffitto, ideato e costruito da Renzo Piano: una vera chicca, all’interno di un antico magazzino per il sale (consigliato alla lettera “M”).

W – come www.venessia.com, sito web fatto da veneziani doc, ricco di informazioni e aneddoti. Oppure come www.exibart.com, ottimo sito di riferimento per mostre ed eventi legati al mondo dell’arte: se impostate una ricerca con le parole “exibart venezia mappa mostre” troverete un’indicazione aggiornata con la posizione e l’indirizzo di tutte le iniziative in corso.

Z – come “Zattere”, una delle “fondamente” più celebri e suggestive (si chiamano così le strade, o meglio marciapiedi, che si affacciano su un canale, mentre le viuzze più interne si chiamano calli e sotoporteghi, e le piazze campi e campielli). È nel sestriere di Dorsoduro, dalla parte opposta rispetto al Canal Grande, vi si trovano gallerie d’arte, ristoranti e tanti gabbiani, che qui dove ogni cosa ha un suo nome speciale si chiamano “cocai”.

Se mi avete seguito fin qui il gioco è fatto, Venezia vi aspetta!

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