LONDON CITY – NEXT STATION: ANGEL

Next Station by Thomas Avi from London City

angel underground station london

Sudo. No, giuro, sudo. Sono in metro e sudo. E a quanto pare pure il tizio a fianco a me che durante l’ora di punta si spoglia e mi mostra l’ascella pezzata che emana un olezzo non esattamente al profumo di rosa selvatica. Ripenso a Samantha e alla faccia che avrebbe fatto. Immagino pure la probabile figura di merda che sarebbe susseguita. Ridacchio tra me e me è scendo. La mia fermata di oggi è Angel, ma la serata di angelico avrà ben poco, mi incontro con la mia amica di sventure, Simone, per “un drink veloce, veloce, uno solo”. Ci incontriamo al The Four Sisters Bar e qui di veloce ci sarà solo la frequenza dei drink. Eh vabbè cosa non si farebbe pur di far felici gli amici … Appena entro la vedo. Come al solito è messa giù da gara. Bona da farti slogare la mandibola, una rocker più pericolosa di un mutuo a tasso variabile.

“You are just gorgeous” le dico, le sorride e sa che è vero: “This is my season, love! I tell ya”. Sicuro, tutte le stagioni sono le tue stagioni. Dopo 5 mojito è un pacchetto di sigarette dalla dubbia provenienza prendiamo i cappotti. Usciamo e passeggiamo un po’. Lei mi dice che pensa a James, il suo ex, io penso che forse ho finito il vino a casa. Ci salutiamo, lei prende il bus, io un taxi. Guardo fuori dal finestrino mentre il tassista si lamenta di non so che cosa. È bello osservare la natura pian piano si risveglia, le vetrine dei negozi espongono teli mare e costumi da bagno a febbraio, i ragazzini fuori dai pub che hanno l’ormone carico, pronti all’atto della riproduzione della specie. 

Ogni primavera la gente si rigenera, fa buoni propositi e a volte li mette pure in atto. Io, nel mio piccolo, trasloco. Mi sposto di circa 200 metri. Da camera con vista giardino in cemento armato a camera con vista parco dedito all’uso di droghe ricreative. 

Ripenso a Simone e alla sua rigenerazione annuale, lei si sveglia dai pianti invernali per rinascere cervo a primavera. Sì, perché già lo so che tornerà con il suo ex. Lui le pianterà due corna colossali entro estate (di nuovo), ad agosto lei comincerà a donare il suo amore ad ogni bisognoso e entro ottobre tornerà nel ciclo del nessuno mi ama, dammi una fetta di pizza o giuro che ti strappo l’appendice a mani nude. E io sto lì, con la scatola della pizza a guardare il “diario di Bridget Jones” con lei. 

Simone ha le sue stagioni, ama la primavera, ma segretamente si coccola nell’inverno. Siamo fatti di contraddizioni. La primavera è la mia stagione degli amori, che, guarda caso, corrisponde alla stessa stagione del non guardarmi neanche altrimenti ti stampo la faccia sul muro. L’autunno è la mia stagione preferita ed è anche quella che mi godo di meno. L’autunno di Simone è dedicato al muro del pianto, ma intanto va in ferie a far festa su isole tropicali (per consolarsi).

I miei genitori mi hanno sempre insegnato che ogni cosa ha la sua stagione, però noi non siamo così semplici, ma magari! Noi siamo esseri complessi, mischiamo le stagioni, facciamo un casino che neanche Luca Mercalli a Che Tempo Che Fa può spiegare.

Nel mio quotidiano ci sono quattro stagioni, nove temporali, due ore e un quarto di sole e diciotto fasi lunari. Forse siamo noi stessi che inconsciamente ci abbandoniamo a queste anomalie meteorologiche. Forse ci piace essere sbattuti da una parte all’altra. In entrambi i sensi. 

Forse non siamo mai veramente pronti per vivere una stagione del cuore. Forse abbiamo bisogno di avere quattro stagioni tutte assieme. Io nel dubbio mi porto appresso un ombrello anche in piena estate… perché non si sa mai. 

Quindi mi chiedo, nella nostra complessità come possiamo goderci la primavera se non abbiamo ancora superato il nostro inverno?

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