Categoria: FASHION & SUSTAINABILITY

  • 5 Essentials Before You Start A Fashion Boutique

    5 Essentials Before You Start A Fashion Boutique

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Starting a fashion boutique and sourcing wholesale clothing is exciting. To start a
    business in the fashion industry and succeed requires a lot of hard work. There is a lot
    of logistics and organizing to be done before starting a fashion boutique.
    It can be overwhelming to know where to start, from sourcing wholesale clothing to
    ensuring you have the right taxes and permits. Investing time at the beginning will help
    ensure your fashion boutique succeeds.
    The following article walks you through five essentials that you should consider before
    starting your fashion boutique.

    1. Choose your niche

    The fashion industry is extensive with multiple entry points. Before starting a fashion
    boutique, it is important to nail down the type of boutique, whether it’s children’s,
    women’s or men’s, and the niche. The niche can be anything from swimwear to vintage.
    This will help you identify your target customer and develop a marketable niche.

    2. Research the market

    Researching the current market is critical before starting a fashion boutique as it will
    help you understand the landscape. You will want to identify any competitors, gaps or
    areas of oversaturation within the market. It is also helpful to scan to see how other
    boutiques are sourcing wholesale clothing and identify any similarities between them.
    Keeping up with the latest trends can help ensure your boutique is forward-thinking and
    stays ahead of the trends.

    3. Develop a business plan

    Developing a business plan may seem daunting, but it is critical to the success of your
    boutique. This will serve as the roadmap to achieving your goals. Your business plan
    should capture your goals, key performance measures, financial projections and target
    market. It should also capture your marketing and advertising plan and any leads
    related to sourcing wholesale clothing.

    4. Obtain the correct licenses

    This is a critical step in establishing your fashion boutique. The business requirements
    around licensing and permits will vary depending on the state. Regardless if your
    boutique is online or has a physical store, you need an Employer Identification Number
    (EIN) from the IRS. This EIN is necessary for reporting earnings and paying federal
    taxes. Remember, to check the guidelines around state taxes.

    5. Find reliable wholesale clothing suppliers

    Sourcing wholesale clothing requires a lot of patience. It will take time to build
    relationships and find quality products. You can research supplier directories and
    search wholesaler or manufacturer websites. From there, you will begin building
    relationships within the industry. As a new boutique owner, it might also be helpful to
    use a supplier matching agency to help you source wholesale clothing or attend trade
    shows in your area.

    The fashion industry is constantly changing and evolving. Starting a fashion boutique
    requires a lot of hard work. There is a lot of preparation and logistical things to figure
    out. However, once you nail down your niche, understand the market, develop your
    business plan, have the right licenses and taxes, and source wholesale clothing you will
    be well on your way to launching a successful fashion boutique.

  • EARTH DAY

    EARTH DAY

    Il tema di questa 53° edizione è “Investiamo nel nostro pianeta”. Lo scopo è nutrire il dibattito per accelerare la lotta al cambiamento climatico.

    Come ogni anno dal lontano 1970, la Giornata della Terra ritorna per rammentarci, a livello mondiale, quanto poco sia stato fatto e quanto ancora ci sia da fare per salvaguardare il nostro Pianeta.

    Un’occasione per divulgare e tornare a studiare soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo. Soluzioni che includono il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali e la protezione delle specie minacciate.

    E la moda non rimane certo a guardare: sempre più sono le aziende che adottano queste linee guida appena citate. Un processo di trasformazione lungo, complesso e graduale che (si spera) porterà in pochi anni ad avere buona parte delle produzioni di abiti e accessori completamente ecosostenibili.

    Ad oggi, purtroppo, questo processo di trasformazione coinvolge quasi esclusivamente brand di alto livello – senza dimenticare quelli che già in tempi non sospetti avevano fatto di questi principi il fondamento del proprio credo (leggi il nostro articolo su Stella McCartney). Questi brand, dall’agosto 2019, hanno constituito il Fashion Pact: una coalizione globale delle principali aziende del mondo della moda e del tessile, nato in risposta all’appello del Presidente Francese Emmanuel Macron e al Presidente e AD di Kering François-Henri Pinault. Clicca qui se ti interessa approfondire l’iniziativa.

    Per i lettori milanesi, se la tematica vi sta a cuore, segnaliamo un evento: il 5 maggio alle ore 18 inaugurerà FashRev Lab. Un evento che Fashion Revolution Italia porta negli spazi di D-house, laboratorio urbano di innovazione, in via Ferraris 1 a Milano, per rafforzare la propria campagna per un’industria della moda più responsabile, innovativa ed etica. I tre piani di D-house diventeranno infatti dei laboratori a cielo aperto nei quali il pubblico avrà la possibilità di interagire con designer intenti ad operare con alcune delle più innovative tecnologie in ambito tessile.

    Non vi immaginate però, quando si parla di prodotti ecosostenibili, di trovarvi davanti una distesa di tessuti grezzi e colori smorti è esattamente il contrario vedi ad esempio la nostra  (R) Home Collections.

    Le tecnologie di riciclo, tintura, lavaggio, nonchè la ricerca di nuovi materiali hanno dato origine a una serie di prodotti dall’insospettabile anima verde.

    Un esempio fra i tanti, che ci è particolarmente piaciuto sono le eco-bag RISACCA x GIGLIO.COM

    Giornata mondiale della Terra il 22 aprile: la ricorrenza nata dopo il disastro ambientale di Santa Barbara

    Voluta dal senatore americano Gaylord Nelson dopo che una piattaforma petrolifera esplose. In mare finirono 10 milioni di litri di petrolio

    Da 52 anni a questa parte il 22 aprile è la Giornata mondiale della Terra . Istituita dalle Nazioni Unite nel 1970 per portare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza della conservazione delle risorse e la salvaguardia dell’ambiente naturale, fu fortemente voluta dal senatore americano Gaylord Nelson. Il tema di questa edizione è “Investiamo nel nostro pianeta”.

    Le origini: il disastro di Santa Barbara
    La causa della mobilitazione pubblica è da rintracciare nel disastro ambientale avvenuto a Santa Barbara del 1969. Per la precisione, era il 29 gennaio quanto una piattaforma petrolifera della Union Oil – localizzata a 200 chilometri dalle coste di Los Angeles – esplose per la forte pressione provocata dal trivellamento del fondale marino. Si riversarono in mare più di 10 milioni di litri di petrolio. Il bilancio fu drammatico: rimasero uccisi più di 10mila gabbiani, delfini, foche e leoni marini. Un anno dopo, in occasione del primo anniversario del disastro, 20 milioni di americani diedero vita a una delle prime mobilitazioni in difesa della Terra. Nel 1990 si tenne il secondo Earth Day passato alla storia: più di 200 milioni di persone di 141 Paesi diversi si riversarono nelle piazze dando un impulso nuovo alla cultura del riciclo, ancora poco sentita negli anni del boom della plastica monouso. La terza edizione memorabile fu quella del 2000: fu la prima in cui venne utilizzato internet per organizzare l’evento, e permise di raggiungere centinaia di milioni di persone in tuto il mondo.

  • Caterina Gatta giovane designer

    Caterina Gatta giovane designer

    Come noi di (R) Home Collection che produciamo i nostri capi utilizzando materiali di scarto, giacenze e rimanenze, ci sono tantissimi altri designer di moda. L’attuale sistema economico, basato sul concetto lineare del “produci, consuma, getta via”, sarà sempre meno sostenibile.

    Il Brand Caterina Gatta è gestito direttamente dalla stilista che, oltre ad essere appassionata di moda, ha da sempre ricercato forme di espressione della sua creatività che si basassero sui valori del bello ma anche sul recupero e sul riciclo di materiali di stock di magazzino o rimanenze di tessuti nei negozi tessili.
    In questa ottica ecco che Yoox, nella sua sezione Yooxygen  – che risale al 2009 – dedicata allo shopping più consapevole e ragionato: ha lanciato un nuovo progetto upcycling dedicato alla moda sostenibile chiamato Rethink with <3 che vede protagonisti designer di nuova generazione chiamati a firmare capsule collection utilizzando tessuti e materiali di recupero e Caterina Gatta firma la prima collaborazione.

    “La ricerca è sempre stata un punto di partenza e di ispirazione per lo sviluppo creativo del suo stile. Il suo obiettivo è rendere moderno tutto ciò che sembra retrò: analizza il passato per guardare al futuro. Le piace osare, giocare e sperimentare nuove strade, seguendo le sue ispirazioni e intuizioni, sempre supportata da ricerca, studio ed esperienza”, spiega il comunicato stampa diramato. “L’obiettivo della sua linea è dare una seconda vita a tutti i materiali interessanti che riesce a trovare; le piace pensare che con il suo lavoro possa influenzare le nuove generazioni nel fare progetti sostenibili, non solo nella moda ma nella vita in generale”.

    La capsule creata in esclusiva per Yoox si compone di dieci top e dieci gonne, realizzati con tessuti recuperati da laboratori artigiani italiani, tramite una produzione completamente a km zero.

  • LOOK GOOD > DO GOOD

    LOOK GOOD > DO GOOD

    RENS, 21 tazze di caffè e 6 bottiglie di plastica

    Sono in molti a sostenere che 21 grammi sia il peso dell’anima, è un’affermazione molto poetica e anche a noi piace pensarlo. 21 tazze di caffè, invece, è la quantità di scarto, della materia prima, che serve, insieme a 6 bottiglie di plastica riciclata, per produrre un paio di deliziose e comodissime scarpe da ginnastica e per il tempo libero “RENS“, una start up finlandese che ha pensato di riciclare e riconvertire questi materiali inerti, per realizzare le sue nuove sneaker molto innovative. L’idea di questa giovane azienda aiuta moltissimo sia a ridurre lo spazio utilizzato nelle discariche sia a ridurre le emissioni di metano.

    Ci sono 5.000 sostenitori che hanno già donato un totale di $ 500.000 per dare vita a queste nuove scarpe, già in commercio. Un paio di sneaker, per essere prodotte, utilizzano circa 21 tazze di caffè e 6 bottiglie di plastica riciclate. Nel processo di creazione, i fondi del caffè sono mischiati alla plastica riciclata in un ambiente a bassa temperatura.

    In quanto alle caratteristiche, le RENS sono disponibili in 9 colori, sono impermeabili e super comode, inoltre assorbono gli odori e sono state realizzate per essere indossate e tolte facilmente. Jesse Tran, il co-fondatore di RENS, voleva fare qualcosa di buono nel suo piccolo, creando una scarpa comoda ed ecosostenibile allo stesso tempo.

    Fino ad oggi sono state riciclate un totale di 250.000 bottiglie d’acqua e 750.000 tazze di caffè per realizzare le scarpe attualmente in vendita.

    A noi di (R) Home Collection questa scarpa ci è piaciuta molto e un* dei nostri redattor* se le è pure comprate.

     

  • Stella Mc Cartney, STELLA indiscussa!

    Stella Mc Cartney, STELLA indiscussa!

    Quando bellezza, creatività e impegno etico e sociale si complementano fra loro il successo è assicurato e soprattutto meritato, Stella Mc Cartney è questo e molto altro.
    Stella Mc Cartney ad esempio, è da tempo membro della Smi-Sustainible markets, il passaporto digitale della Fashion Taskforce introdotta di Sua Altezza Reale il principe Carlo con l’obiettivo di rendere il settore della moda più sostenibile, anche aiutando i consumatori nel comprendere come acquistare abbigliamento e accessori che non inquinino il pianeta, una moda quindi a basso impatto ambientale (greenFashion).

    Stella Mc Cartney e il suo voler lavorare con la natura e non contro per ottenere abiti e complementi moda lussuosi, belli e contemporanei le hanno permesso di essere riconosciuta tra i 20 designer (viventi) più famosi in assoluto e numero uno come sustainyble luxury brand. I suoi materiali green ed all’avanguardia, il rispetto per i lavoratori, la tutela degli animali le fanno onore e servono da esempio e da traino in un settore altamente a rischio, altamente impattante a livello ambientale e sociale. Le  creazioni di Stella Mc Cartney ecosostenibili non fanno male al pianeta e sono realizzate con materiali organici certificati, unica a farlo. In una intervista rilasciata tempo fa Stella dice: “affinché la moda possa essere sostenibile è necessario agire con tempismo. Occorre pensare a tutto in modo circolare e nella sua interezza, considerando che molto ha a che fare con gli sprechi. Non dobbiamo fare al pianeta ciò che non vorremmo fosse fatto a noi”.

    Si appena svolto, a Parigi, il winter2023 fashion week,  Stella Mc Cartney sfila con la sua collezione autunno/inverno 2022, nello storico Pompidou Centre. L’uscita finale (quella con tutti i look in rapida successione) avviene sulle note di “Give Peace a Chance”, l’iconico brano scritto da John Lenon nel 1969. Un messaggio che la stilista ha voluto dare come gesto di speranza per la fine della guerra in Ucraina, seguito da quello più concreto di una donazione a CARE, un’associazione che fornisce supporto di emergenza a 4 milioni di ucraini. Necessario partire da questo finale, nonostante la collezione (disegnata con mesi di anticipo) sia ispirata al lavoro dell’artista americano Frank Stella e si chiami per questo: Stella by Stella. Le silhouette sono caratterizzate dalle maxi spalle dei cappotti in Fur Free Fur alternate agli abiti dal taglio femminile e dalle vistose scollature a cuore, come sempre grande attenzione, è posta all’uso di materiali responsabili: dal cotone organico al poliestere riciclato passando per la finta pelle derivante dagli scarti dell’industria vinicola a Mylo, la finta pelle prodotto col micelio dei funghi.

    A noi di (R) home collection questa Stella che brilla nel “fashion system” piace molto e la seguiremo sempre con attenzione.

  • Fashion victim ma con cervello

    Fashion victim ma con cervello

    Comprare meno! Si può!

    In via di principio generale dovremmo cercare di abbandonare lo shopping compulsivo che spesso affligge noi appassionati di moda, cercando per esempio di modificare il concetto del “vecchio perché indossato”, valorizzando i nostri acquisti, dando maggiore importanza alla qualità di ciò che compriamo e utilizzandolo il più possibile, reinventiamo ridando vita ai nostri outfit, magari rinnovandoli, accorciandoli o semplicemente aggiungendo un decoro o facendo piccole modifiche.


    Rivendiamo, attraverso siti specializzati come Vinted o più specifici per il lusso: Vestiaire CollectiveLAMPOOREBELLE , negozi vintage o mercatini legati alla beneficienza Re-Use With Love, in modo che altri possano utilizzare ciò che a noi non interessa o non serve più; allo stesso modo possiamo acquistare attraverso queste nuove piattaforme e iniziative oggetti e vestiti,  restituendo a questi una nuova vita evitando pesare e affaticare l’ambiente in cui viviamo ma soprattutto essere circolari come noi di (R) Home BLOG.
    Concetti triti e ritriti, forse, ma meglio ribadirli sempre, viviamo in un ambiente impoverito, in generale, ma anche dalle produzioni dell’industria tessile (la seconda più inquinante al mondo) di gran lunga superiori alle necessità di noi umani. Informarci bene sulle modalità di smaltimento di ciò che siamo costretti a buttare è comunque già un inizio. Pochi ma utili accorgimenti possono rendere noi fashion victim che acquistiamo un po compulsivamente, meno impattanti sugli effetti devastanti di inquinamento e cambiamento climatico. Il sistema produttivo della moda sta comunque e fortunatamente prendendo sempre più coscienza della situazione attuale e si sta prodigando per raggiungere una buona sostenibilità ambientale attraverso un percorso di transizione ecologica preciso ed efficace. E’ corretto però che ognuno nel suo piccolo ci metta del suo, non abbiamo più scuse per non dare il rispetto dovuto all’ambiente, per preservare e creare le giuste risorse per chi verrà dopo di noi.

     

  • Second life by Pronovias

    Second life by Pronovias

    Abito da sposa second life

    Con il ritorno del bel tempo e con la benevolenza di una pandemia che ci affligge modificandoci nostro malgrado la vita, si avvicina la primavera. Primavera  stagione di matrimoni. Proprio parlando di matrimoni ci balza all’occhio questa interessante iniziativa di up cycling post-costumer di Pronovias e Nicole Milano: “Second life”. Le spose dopo le nozze potranno riportare in Atelier l’abito e lì verrà per loro trasformato gratuitamente così da essere pronto e indossato nuovamente in una veste più  quotidiana. Queste sorprendenti trasformazioni  sono firmate dai direttori creatovi di Pronovias e Nicola Milano rispettivamente Alessandra Rinaldo e Nicola Cavallo. Riutilizzare un abito così  prezioso (in tutti i sensi) non è  cosa da poco e permette certamente di vivere al meglio, e in modo più sostenibile, un giorno veramente speciale per tutti, senza magari la sensazione di aver speso troppo per un abito che, sì, si ricorderà per sempre ma che in fin dei conti si indossa per poche ore. Stiamo parlando quindi di sostenibilità anche per un giorno dove in genere (forse sbagliando) non si bada a spese…. Bel colpo!

    Articolo ripreso da (r) home BLOG

  • Sostenibilità anche per San Valentino

    Sostenibilità anche per San Valentino

    Sostenibilità in primo piano anche per San Valentino

    Probabilmente San Valentino è  tra le ricorrenze  figlie del consumismo più sfrenato dove spesso spesso il business sovrasta il più puro romanticismo relegandolo ad un ruolo quasi di secondaria importanza. Proprio per correre ai ripari da ciò non volendo rinunciare al sorriso di chi amiamo mentre scarta il nostro dono fatto comunque col cuore, possiamo trovare diverse soluzioni su questo argomento.  Pare che più del 70% degli italiani affronterà l’acquisto di un dono tenendo conto della tematica ambientale. A noi di (R) Home BLOG  piace molto la genderless collection Re-flag by Regenesi azienda fondata nel 2008 da Silvia Piazzi dove borse ed accessori prendono vita da materiali di scarto industriale rigenerati .Una collezione di moda e lifestyle 100% made in Italy dove ogni accessorio moda è realizzato con tessuti provenienti da riciclo o dalla rigenerazione di bottiglie di plastica. Proposte unisex ideali al viaggio o all’utilizzo quotidiano. Abbinati ad una bella cenetta romantica magari leggera per non appesantirsi troppo.

    Articolo ripreso da (r) home BLOG