RIFLESSIONI POST FASHION WEEK

Applausi a cura di Davide Nicoletti

Dietro le quinte, e senza nessun rammarico, vedo scorrere immagini che ormai con sempre più stupore sembrano essere accettate dalle nuove generazioni come modernità e modelli da seguire, io questa volta voglio parlarvi dei miei dissensi. Vorrei cominciare con il commentare il comportamento di un personaggio considerato dal mondo della moda una “regina”, ma non di certo del bon ton.

Anna Wintour direttore di Vogue America nonché personaggio tra le più influenti del fashion system, incontra, in occasione della London Fashion Week, la Regina Elisabetta d’Inghilterra che premierà Richard Quinn come migliore talento britannico nella moda, e “lei” con assoluta non curanza continua a indossare i suoi occhialoni neri, ignorando il fatto che per ragioni di etichetta non sono concessi questi accessori difronte a un Sovrano, e comunque sinonimo di cattiva educazione davanti a chiunque. Ma che esempio di stile questa donna vorrà fare passare?

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Da Londra passo a Milano, purtroppo anche qui la mia attenzione cade sul cattivo gusto, forse perché non si vedono più creazioni di abiti eclatanti. Rifletto sul fatto, che il nuovo fenomeno di tendenza che tentano di proporci alcune case di moda è proprio quello, di far parlare di sè a tutti i costi, proponendo assurdità e cattivo gusto spacciandolo per modernità e moda intellettuale.

Il caso vuole che la famosa maison Gucci, grazie a questo genio “incompreso” di Alessandro De Michele, come vorrebbero anche farci credere i suoi followers, ci propone una sfilata pseudo concettuale in un’ambientazione ospedaliera addirittura da sala operatoria, dove, al di là di quei quattro intellettual chic che osannano il brand, sul web si riscontra lo sgomento sia dei giornalisti che della gente comune appassionata di moda.

Un assurdo carnevale, una spropositata proposta di immagini che accontentano tutte le etnie, lo paragonerei a un mercatino dell’usato dove fa capolino il trash, dove conta la quantità e l’inutilità alla qualità.

Chi vestirebbe così nel quotidiano? Ah!!! ma dimenticavo, questa è moda “intellettuale”…

Ma non dovreste farci sognare con le vostre creazioni? Se ognuno facesse bene il proprio lavoro forse in giro tornerebbe un po’ di più sana eleganza…

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E che ne vogliamo dire del fenomeno anni ’80 con il ritorno delle spalline?

Ho sempre pensato dentro di me, che non avrei mai più assistito al ritorno di quegli anni dove gli abiti mostravano opulenza, eccessi esagerati dove le spalline facevano a gara a chi le aveva più grosse. Forse ho vissuto troppo, ma digerire che le new generation, non avendo vissuto quegli anni, impazziscono per questo stile, lo trovo francamente fuori luogo. Riproporre in questo momento storico della vita, modelli che hanno rappresentato gli anni ’80 attraverso abiti che hanno trasmettevano potere, opulenza, sesso droga e rock n roll, lo trovo fuori contesto e poco moderno.

Gareth Pugh Marc Jacobs Alberta Ferretti Saint Laurent
1) Gareth Pugh – 2) Marc Jacobs – 3) Alberta Ferretti – 4) Saint Laurent

Ma Moschino? Grazie a Jeremy Scott, e alle sue ultime collezioni scopiazzate a destra e a manca, il brand, trovo sia precipitato nel déjà vu più banale, già da parecchio tempo; l’ultima sfilata uomo ne è dimostrazione ricordando a sprazzi qua e là Jean Paul Gaultier degli anni ’90 eccedendo nei suoi eccessi e ve ne dimostro alcuni esempi per chi ha memoria di quelle che furono al loro tempo innovazioni nella moda:

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Le immagini parlano da sole e sfiderei qualsiasi uomo a indossare questi abiti.

Non che per la donna abbia dato il meglio, ma direi che la reinterpretazione degli abiti di Jacqueline Kennedy non abbiano avuto alla meglio specie se mescolati a mood di aliens misto Star Trek (tra l’altro proposto di recente in un altro viaggio psichedelico di Alessandro De Michele), il trionfo dell’originalità in casa Moschino fa da padrone!

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… E Christian Dior, che da sempre è stato il brand che ha rappresentato sogni, lusso, ed eleganza femminile nel mondo, grazie a Maria Grazia Chiuri tutto questo ha iniziato a finire: niente più sogni, niente lusso, poca eleganza.

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Specchio dei nostri tempi, anche la moda ci toglie i sogni e quello che ci resta è fare un gran casino per vendere alla fine solo stracci, e direi anche non proprio regalati…

Mi fermo qui, non perché non abbia altri da potere citare, ma per dire che c’e’ ancora qualche Maison che mi ha fatto sognare, ve li cito soltanto: Fendi, Marni, Balmain, Dries Van Noten, Tom Ford, Oscar de la Renta, Ralph & Russo e tanti altri ancora, ma di questi ve ne parlerò nelle prossime puntate.

Intanto voi siete pronti a uscire per le vie del centro con una bella testa mozzata sotto braccio?

Photo courtesy: vogue.com

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